Mi ricollego al Post di Antonio Ladu Il contratto Lega 5Stelle condanna il Sud al sottosviluppo, dove in modo appropriato vengono individuati alcuni punti del contratto stesso, che vedono “potenzialmente” affossare le ragioni del Sud e negate opportune politiche per il riequilibrio dei divari Nord-Sud.

In particolare intendo sviluppare un’analisi tesa a dimostrare la “fola”, frutto o di incompetenza o ( ritengo più razionalmente ) di una manipolazione dei dati operata dalla Lega ( e dal M5Stelle firmatario anch’esso del “contratto” ), rispetto al sostanziale convincimento, come sottolinea Antonio Ladu, che “»finanziare il Sud non significa favorirne lo sviluppo e migliorarne la qualità dei servizi, ma incoraggiare lo spreco di risorse rispetto alle reali necessità. Le risorse vanno quindi trattenute al Nord, per sanare l’ingiustizia fiscale, resa evidente dagli elevati valori dei residui fiscali delle regioni settentrionali”.

Il tema è quindi il “Residuo fiscale”.

Il cavallo di battaglia delle Lega, soprattutto nella campagna referendaria di ottobre 2017, è stato infatti quello relativo alla richiesta di maggiore autonomia fiscale, in particolare alla Lombardia e Veneto, con un attacco al Sud connesso al vantaggio del “residuo fiscale” a suo favore.

Cioè, in buona sostanza, il Sud riceve 50 miliardi di maggiori trasferimenti dallo Stato rispetto a quanto versa come gettito fiscale, con conseguente inversione del rapporto per il Nord.

I dati sono veri, ma l’argomentazione è fondata su una “balla”, di cui non saprei dire dove sia il confine tra impreparazione economica e malafede correlata alla manipolazione dei dai della realtà. I dati ci sono e sono analizzabili solo che si vogliano leggere non coartandoli ai propri fini.

Le ragioni per respingere le forzature concettuali della Lega ( e del M5Stelle firmatario anch’esso del contratto ) sono tre: una tecnica, una sociale, una di politica economica ( per una disamina di dettaglio, anche in una prospettiva più ampia, rimando tra altre alla bell’analisi di Stefano Feltri ” Reddito di cittadinanza” editrice Paper-FIRST ).

Ragione “Tecnica” – al 2016 i redditi medi in Italia per grandi circoscrizioni, così come elaborati dall’ISTAT, sono stati:

NORD : 23.140,00 euro ( N. Ovest 23.860,00 euro e N.Est 22.420,00 euro );

CENTRO : 21.700,00 euro;

SUD : 16.605,00 euro ( Sud 16.550,00 euro e Isole 16.660,00 euro ).

I dati evidenziano quindi un reddito medio del Sud inferiore del 28,3% di quello del Nord, cioè circa un terzo in meno.

Ora è noto che le imposte vengono pagate da ogni cittadino e non dalle Regioni. Ne consegue che se al Nord ci sono cittadini con un reddito mediamente assai più elevato di quello del Sud – come sopra evidenziato – è del tutto ovvio che il gettito del Nord sarà di gran lunga maggiore di quello del Sud.

La conseguenza logica, economico-sociale, comporta la presenza nel Sud di una maggiore domanda socio-assistenziale, essendo di palmare evidenza che la quota dei bisogni è di gran lunga maggiore in correlazione alla significativa differenza del divario reddituale;

Ragione “Sociale” – dalla ragione tecnica consegue, come osserva il Rapporto SVIMEZ, che questo squilibrio “»è ineludibile a meno di non ledere del tutto i principi fondamentali della Costituzione, la tutela dei servizi e i livelli essenziali di prestazioni a tutti i cittadini ovunque residenti, che peraltro al Sud sono carenti anche per un’insufficiente dotazione delle risorse delle amministrazioni”.

Ciò significa che il “residuo fiscale” a vantaggio del Sud, osserva ancora il Rapporto SVIMEZ “»non è altro che lo specchio dei divari economici, sociali e territoriali esistenti in Italia”;

Ragione di “Politica economica” – osserva S.Feltri, nell’analisi citata, che la Lega ( ora con condivisione “ex contratto” anche dal M5Stelle ) quando denuncia le inefficienze del Sud, tende a nascondere o rimuovere un fatto fondamentale della politica economica, secondo cui è principio condiviso “»che gli investimenti pubblici, quelli che servono a mettere le basi della crescita futura, dovrebbero essere distribuiti in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale in base alla popolazione”.

Ora i dati dicono che nel Mezzogiorno risiede il 34% della popolazione italiana, ma, purtroppo a questa percentuale non corrisponde pari percentuale di investimenti pubblici ordinari: già inferiori nel 2002, essendo al 25,9%, ed ulteriormente scesi al 19,6% nel 2015 e, come osserva ancora S.Feltri, è vero che “»ci sono i fondi europei, ma questi dovrebbero essere aggiuntivi rispetto a quelli nazionali, non sostitutivi,[ in quanto finalizzati a ] »correggere gli squilibri e recuperare le differenze strutturali di sviluppo tra aree del Paese»[ e che ] »sono stati invece usati per ridurre gli investimenti pubblici [ ordinari ] a tutto beneficio del Nord”.

Alla luce degli elementi analizzati le conclusioni sono, purtroppo, amare e assai sconfortanti. Lega e M5Stelle, andando oltre i proclami di facciata puramente elettorale, hanno completamente e cinicamente trascurato le necessità del Sud, condividendone la totale assenza nel “contratto”.

I rappresentanti politici dei partiti di opposizione del Sud, in esso ricompresi a pieno titolo quelli della Sardegna, hanno l’obbligo politico di contrapporsi tenacemente alla lettura distorsiva dei dati della realtà economico-sociale del Sud operata dalla Lega e M5Stelle che, forse, si apprestano a governarci.

Anche i cittadini che hanno dato fiducia elettorale a Lega e M5Stelle dovrebbero riflettere seriamente sui dati ed i fatti oggettivi e comportamentali analizzati in questo Post, ma accessibili per chiunque voglia approfondirli e trarne ulteriori, opportune considerazioni di merito. Se poi si nascondono dietro le illusioni, ho paura che si ritroveranno in un amaro risveglio di fronte alla realtà futura: di certo non potranno però dire di non avere avuto a disposizione gli elementi di riflessione critica, utili a trarne un giudizio di valore.

Gianni Pernarella

Laurea in Giurisprudenza conseguita a Pisa e studi post laurea in Economia. Dipendente del Banco di sardegna dal 1973 al 2003. Dopo esperienza pluriennale di filiale, assume nel 1990 ruoli di responsabilità nella struttura centrale “Organizzazione e Sistemi Informativi” dove, in veste di funzionario capo progetto, ha gestito oltre 10 progetti organizzativi e relativi a sistemi informativi. Collaboratore per oltre 6 anni del SIL – PTO di Oristano; ha scritto quattro libri sulla materia del credito e dell'economia provinciale oristanese relativa all'artigianato.